Nel numero di novembre del mensile ‘Dolce Attesa’ (“Il Travaglio? A casa con l’ostetrica” di Giorgia Torraca, Dolce Attesa, anno X, n. 102, novembre 2011, pp. 34-37, che riportiamo integralmente in foto) è stato pubblicato un interessante articolo che parla della possibilità, per le future mamme, di vivere l’esperienza del travaglio e del parto insieme all’ostetrica, o meglio alla ‘tua’ ostetrica.
Si tratta di un’opportunità molto utile ed interessante per le future mamme, che desiderano affrontare l’evento nascita con accanto un volto amico, una specialista che le conosce e con la quale si è creato un rapporto di empatia e confidenza.
E’ possibile infatti per tutte contattare un’ostetrica libera professionista durante la gravidanza e accordarsi perché si venga assistite dall’inizio del travaglio, recandosi a casa della gestante al momento delle prime contrazioni, e accompagnandoci in ospedale per restare insieme fino alla nascita del bambino.
Quando la gestazione è fisiologica, cioè quando non ci sono problemi di salute o complicazioni legate all’attesa, la figura di riferimento per assistere la donna nel corso dei nove mesi di gravidanza e in occasione del parto è l’ostetrica.
Individuare una persona di fiducia già durante la gravidanza permette di affrontare l’evento nascita accompagnate da una professionista che ci conosce, conosce i nostri desideri e le nostre aspettative sul parto e sull’accoglienza del neonato: una figura che sarà con noi, prima, durante e dopo la nascita, pronta a chiarire i nostri dubbi, a offrire informazioni e suggerimenti e, se necessario, a fare da ‘filtro’ tra noi e la struttura ospedaliera dove abbiamo deciso di accogliere il bambino.
L’ostetrica si prende cura del benessere fisico ma anche di quello emotivo della donna: la visita con l’ostetrica è un momento in cui la donna può anche parlare di sé, esprimere dubbi e sensazioni, confrontarsi con una figura esperta con cui nel tempo si crea un rapporto umano, basato sulla fiducia e l’empatia. Un rapporto dove ci si sente a proprio agio e fa sì che non si esiti a fare anche domande apparentemente banali, che magari si esiterebbe a dire al ginecologo.
L’ostetrica può anche accompagnare la mamma in reparto per i controlli, se lo vuole.
Se durante i nove mesi ci si fa seguire dal ginecologo, non è detto che non ci possa rivolgere contemporaneamente anche all’ostetrica.
Quando la data presunta si avvicina, l’ostetrica garantisce alla coppia la sua reperibilità: questo significa che è pronta a raggiungerli, non appena la chiameranno, senza problemi di orari o di giorni, visto che lei è sempre a disposizione. Una bella rassicurazione per chi si chiede se sarà in grado, al primo figlio, di riconoscere l’inizio del travaglio!
Una volta giunti in ospedale, l’ostetrica accompagna la coppia in sala parto e resta con loro per tutta la durata del parto. E se in sala parto non gradiscono la sua presenza? Avere accanto a sé la propria ostetrica di fiducia è un diritto sancito dal Codice delle Ostetriche. Si tratta quindi di una scelta che il personale sanitario dovrebbe rispettare e non c’entra con l’ingresso in sala parto del papà, visto che non si può chiedere di scegliere alla donna tra compagno e ostetrica!
In sala parto l’ostetrica protegge la donna da eventuali interventi non necessari, si fa portavoce delle preferenze della mamma per l’assistenza, tiene d’occhio le procedure e … rassicura il papà!
Dopo il parto l’ostetrica rimane al fianco della mamma come una figura discreta, che non interferisce con l’intimità della famiglia ma si mette a disposizione per verificare l’attaccamento al seno del bimbo e per ogni esigenza, sapendo ‘sparire’ quando è il caso di lasciare soli i neogenitori col loro cucciolo.
L’ostetrica può fare assistenza alla donna nei giorni del ricovero e il rapporto continua a domicilio dopo la dimissione dall’ospedale.
Se tutto va bene le visite domiciliari sono in genere due o tre, ma se ci sono problemi con l’allattamento sono di più.
Insomma, un validissimo modo per far si che la neomamma non si senta sola nell’affrontare la grande avventura della maternità!
Come organizzarsi per trovare la propria ostetrica ‘personale’?
Per sapere se nella propria città ci sono ostetriche disponibili a fornire questo servizio è possibile informarsi presso i Collegi provinciali delle Ostetriche e/o cercare tramite elenco telefonico o su internet.
Mi rivolgo alle Signore Ostetriche che hanno commentato il post: sono una mamma in attesa del primo figlio, piena di ansie e di dubbi. Avrei trovato molto più costruttivo ed utile, se aveste entrambe risposto in maniera diversa. Io ho letto attentamente l’articolo e non ho affatto evinto che le Ostetriche che lavorano in reparto sono persone incompetenti! Anzi, sapere che potrei avere una persona di fiducia al mio fianco che mi possa assistere, mi renderebbe molto più sicura e tranquilla. Incoltre, considerando che non sarò l’unica donna a partorire in quel momento e che, non facciamo ipocrisia, in ospedale c’è talmente tanto da fare e possono esserci emergenze tali da non garantirmi, giustamente, un’attenzione esclusiva.
Inoltre penso che qualsiasi persona di buon senso, si informi presso il proprio ospedale di riferimento e possa farsi confermare o meno la presenza del marito (o di chi per lui), associato alla presenza di una persona di fiducia, perchè è di questo che si parla, non di una persona più brava di un’altra.
Saluti
Sara F.
Ciao Sara, l’ostetrica ospedaliera che ha commentato è una persona sola. Silvia
Ops! Chiedo scusa.
Buongiorno,
vorrei dirvi che anche se l’ articolo non è stato scritto da voi ma è stato preso da una rivista credo sia scorretto pubblicarlo senza le dovute precisazioni in riferimento agli ospedali.
Non ho nulla da commentare sull’ assistenza a domicilio che, come dite voi, l’ ospedale non garantisce (ricordo che comunque ci sono i consultori a cui la donna può rivolgersi per qualsiasi tipo di consiglio, dall’ allattamento alla contraccezione etc), e non mi permetto di negare a nessuna donna l’ opportunità in più di cui ha diritto e di cui parlate.
Mi permetto però di non essere in accordo con quello che c’è scritto nell’ articolo da VOI pubblicato:”In sala parto l’ostetrica di fiducia protegge la donna da eventuali interventi non necessari, si fa portavoce delle preferenze della mamma per l’assistenza, tiene d’occhio le procedure”.Una volta giunti in ospedale, l’ostetrica accompagna la coppia in sala parto e resta con loro per tutta la durata del parto. E se in sala parto non gradiscono la sua presenza? Avere accanto a sé la propria ostetrica di fiducia è un diritto sancito dal Codice delle Ostetriche. Si tratta quindi di una scelta che il personale sanitario dovrebbe rispettare e non c’entra con l’ingresso in sala parto del papà, visto che non si può chiedere di scegliere alla donna tra compagno e ostetrica!”
Il messaggio che emerge dall’ articolo non è giusto perchè si parla dell’ ostetrica ospedaliera e di chi opera con lei (il ginecologo)come di persone che necessitino di essere supervisionate da una terza persona esterna( come se non lavorassero secondo scienza e coscienza) e anche se, ripeto,l’ articolo non è scritto da voi, da voi non è stata fatta nessuna precisazione sul fatto che le decisioni vengono prese solo dagli operatori in turno in reparto e per quanto l’ ostetrica di fiducia possa vigilare sulle procedure e tenere d’occhio gli interventi ( che lei reputa non necessari) essa non ha nessuna voce in capitolo in quanto l’unica responsabilità,ripeto, è degli operatori ospedalieri.
Inoltre, trovo scorretto e mi ripeto anche qui, far credere alla donna che l’ ostetrica di fiducia possa entrare con il marito in sala parto dicendole che è impossibile che le venga chiesto di scegliere tra i due. In questo modo si manda un messaggio fuorviante : la donna che arriverà in ospedale convinta di essere seguita dall’ ostetrica di fiducia e di avere al parto sia lei che il proprio compagno si trovera di fronte ad una realtà diversa che potrebbe disorientarla.
un’ostetrica ospedaliera
Gentile Signora,
non è ben chiaro di quali precisazioni sugli ospedali avrei dovuto parlare, visto che l’intento del mio post è stato dichiarato all’inizio: ho trovato interessante l’articolo e ne ho voluto pubblicare un riassunto.
Sono una mamma che gestisce un sito rivolto alle mamme, non un ginecologo, un operatore sanitario o un’ostetrica e non è mio compito difendere le strutture ospedaliere, se mai sono dalla parte di chi usufruisce di esse e, mi creda, spesso non ricevo commenti molto positivi al riguardo (la invito a leggere i post “Partorire in provincia di Macerata”- https://www.mammemarchigiane.it/wordpress/?p=691 – e “Partorire i n provincia di Ancona” – https://www.mammemarchigiane.it/wordpress/?p=1938 -, scritti con il contributo delle mamme che mi seguono su facebook).
Credo sia inutile, poi, che lei mi ricordi della presenza dei consultori e delle consulenze sull’allattamento, visto che il Club delle Mamme di Macerata e Fermo ha già ampliamente parlato di questo argomento: veda i post “Consultori familiari maceratesi” (https://www.mammemarchigiane.it/wordpress/?p=29 ) “Corso preparto a Macerata e provincia” (https://www.mammemarchigiane.it/wordpress/?p=123 ) “La Via Lattea, Macerata” (https://www.mammemarchigiane.it/wordpress/?p=100 ).
Le asserzioni sulle quali lei non sarebbe d’accordo, signora, non sono state scritte da me, ma, ripeto, dalla giornalista Giorgia Torraca, che io ho semplicemente riportato perché, da mamma, le ho ritenute interessanti, come credo lo siano per molte donne.
Non sono tenuta a precisare nulla di più rispetto a quello che è stato pubblicato in una rivista nazionale, che, inoltre, si è avvalsa della consulenza di un’ostetrica come lei, Rachele Sagramoso, come evidentemente riportato nel testo integrale dell’articolo, che ho pubblicato nel mio post proprio in seguito al suo intervento.
Lei è libera di aggiungere in commento al mio post le precisazioni che ritiene opportune da dare ai lettori, ma credo che sarebbe molto meglio dare dei suggerimenti propositivi senza accusare nessuno, sottolineando inoltre in tal modo, la sua mancanza di lettura completa della fonte citata.
Per quanto riguarda la figura dell’ostetrica in sala parto, anche quelle sono parole dell’ostetrica Rachele Sagramoso, che cita il vostro Codice, per cui io non sono tenuta a sapere che le cose in realtà non stanno così.
Se non si trova d’accordo con quanto scritto dall’autrice, le suggerisco di scrivere al mensile Dolce Attesa e di far presente la sua posizione, ma forse è più facile scrivere un commento risentito in un sito internet, coperti dall’anonimato. Silvia Alessandrini Calisti, titolare https://www.mammemarchigiane.it
Buonasera a tutte, sono una neo-mamma e volevo intervenire in questa discussione con alcune considerazioni.
Nella mia esperienza ho avuto la fortuna di avere al mio fianco per tutta la durata della gravidanza la mia ostetrica di fiducia, con la quale sono riuscita a costruire un rapporto di stima e complicità. Grazie a questo la mia ostetrica mi ha dato la possibilità di vivere con serenità e consapevolezza i momenti del parto, sostenendomi nelle fasi più delicate del travaglio e in ogni caso dedicandomi tutta l’attenzione finché ce n’è stato bisogno.
D’altra parte anche il lavoro svolto dall’ostetrica ospedaliera di turno è stato impeccabile, anche lei ha dimostrato molta attenzione, delicatezza e professionalità, senza mai farmi sentire a disagio o trascurata.
Con questo voglio dire che entrambe le figure possono svolgere nel migliore dei modi i propri compiti, nell’interesse della mamma e del piccolo; nel mio caso l’ostetrica di fiducia mi ha aiutata molto a prepararmi al parto e a viverlo con la massima serenità, aiutandomi anche nel post-partum e nell’allattamento, fasi nelle quali il servizio pubblico è per forza di cose un po’ carente.
Altre mamme infine saranno forse d’accordo con me se sottolineo un aspetto più psicologico della questione: all’ospedale trovi ogni volta un’ostetrica diversa, per cui è difficile sentirsi perfettamente a proprio agio, mentre avendo l’occasione di fare riferimento sempre alla stessa professionista (anche se privata), poi nei momenti più difficili ci si sente più tranquille e si riesce a fare il meglio per il proprio bambino.
Buonasera,vorrei rispondere a quest’articolo esprimendo la mia opinione:
Trovo che questo articolo consigli in modo negativo le donne inducendole a pensare che le ostetriche ospedaliere non sono in grado di poter seguire la gravida in maniera adeguata, cito testuali parole da voi riportate:”In sala parto l’ostetrica di fiducia protegge la donna da eventuali interventi non necessari, si fa portavoce delle preferenze della mamma per l’assistenza, tiene d’occhio le procedure”.
Inoltre vorrei fare presente che la responsabilità in ospedale è solamente dell’ostetrica e del ginecologo che sono in turno pertanto l’ostetrica di fiducia non potrà in alcun modo interferire con le decisioni prese dal personale addetto. Inoltre nelle sale parto può entrare solo una persona di fiducia della partoriente per motivi organizzativi. Quindi trovo scorretto far credere alla donna che questa possibilità sia scontata.
Vorrei far presente che anche per le ostetriche ospedaliere qualsiasi donna ha diritto ad un’assistenza personalizzata, noi lavoriamo per il bene della mamma e del bambino perciò non trovo giusto il messaggio implicito che emerge dall’articolo, ovvero che le ostetriche ospedaliere necessitino di una supervisione esterna.
cordiali saluti
un’ostetrica ospedaliera
Salve Signora, come riportato in calce all’articolo, ripeto che l’autrice è Giorgia Torraca e il pezzo è stato pubblicato nel mensile ‘Dolce Attesa’ di novembre 2011, pp. 34-38: il Club delle Mamme di Macerata e Fermo, come dichiarato, ne riporta un riassunto, citando esaustivamente la fonte dal quale è tratto. Detto questo, non credo proprio che l’intento dell’autrice fosse di screditare il lavoro delle ostetriche ospedaliere, ma solo quello di informare su una possibilità che le donne possono avere, soprattutto per l’assistenza a domicilio, che l’ospedale generalmente non garantisce. Oltre all’assistenza durante il travaglio infatti, si parla della possibilità di avere accanto l’ostetrica privata nei mesi della gestazione e nei primi importanti giorni del rientro a casa, anche come supporto morale. Non si tratta di supervisione esterna, ma solo di un’opportunità in più. Cordiali saluti. Silvia Alessandrini Calisti, titolare https://www.mammemarchigiane.it
Abbiamo ora aggiunto anche in testa all’articolo i riferimenti della citazione con l’aggiunta delle foto della rivista, sperando che non ci siano più fraintendimenti.