Molti di noi utilizzano la frase “Non toccare, è cacca”, per far capire ai bambini che stanno per entrare in contatto con una serie indefinibile di sostanze a cui non devono avvicinarsi. “Cacca” è la parola che può essere utilizzata per segnalare al bimbo che non può mettere le mani sul water, nel cestino dell’immondizia, sulle ruote della macchina, sul marciapiede e chi più ne ha più ne metta.
Generalmente non amo usare questa gettonata parafrasi, preferendo dare alle cose il nome che hanno, per cui è stato curioso sentirmi ripetere a mio figlio, per un numero piuttosto elevato di volte in poco tempo, la suddetta frase, durante una tranquilla passeggiata maceratese di un giorno di festa.
A sentirmi senza vedermi, chi è avvezzo al ‘bambinese’, avrebbe potuto pensare che il mio avvertimento, ripetuto ad intervalli regolari, fosse, come già spiegato, piuttosto vario; tuttavia, accendendo il video, si sarebbe potuto constatare che, invece, parlavo proprio di quello che la parola sta a significare in tutta la sua prosaicità, cioè di cacca.
Il mio giretto a piedi con la famiglia si è ridotto ad un percorso ad ostacoli e una corsa alla salvaguardia dell’infante dal contatto con escrementi canini, disseminati ovunque nella nostra bella cittadina di provincia.
Qual è il grado di civiltà di una comunità e di chi la amministra?
Io credo che una città sporca, mal curata, senza particolari attrattive per famiglie (tralasciamo quelle per i giovani…) non sia proprio un bel biglietto da visita e allora credo che sia inutile affannarsi tanto per rilanciare il Centro storico, scervellandosi a trovare iniziative di grido, quando manca anche la base di una normale accoglienza dei propri cittadini.
Ho trovato sorprese marroni praticamente ovunque: lungo la passeggiata inclinata delle mura (ben spalmate sul bianco travertino), per le vie del centro storico, via Cioci, C.so Matteotti, C.so Cavour… e va bè che magari la sera prima si era festeggiato Halloween, ma non per questo la mattina seguente deve essere giustificata una situazione simile.
Sull’argomento si potrebbe discutere per molto e ampliarlo con ben più gravi esempi di invivibilità dei beni comuni (non più di un paio di mesi fa notai in via Crescimbeni, di sabato mattina alle 10 una siringa usata, in bella vista, che occhieggiava dalla strada e si rendeva invitante curiosità per ogni bimbo che fosse sfuggito per 1 secondo all’attenzione dei genitori).
Ho voluto parlare di questo perché credo che a volte se non funzionano le cose più banali, è inutile cercare di andare oltre. Tutti dovrebbero farsi una bella analisi di coscienza, padroni di cani e addetti alla pulizia della città, ma anche noi genitori e ogni comune cittadino, per chiedersi se, oltre a lamentarci, facciamo qualcosa di concreto per rendere il posto dove viviamo un tantino migliore. Non si dice che la casa è lo specchio di chi ci abita? Pensiamo a pulire un po’ anche fuori dalle 4 mura domestiche, perché anche quella è casa nostra.