Un nuovo articolo scritto dalla nostra Ostetrica Eleonora Berrettoni :

L’epidurale è una tecnica di analgesia locale che blocca gli impulsi nervosi dai segmenti più bassi del midollo spinale con una conseguente ridotta sensibilità nella metà inferiore del corpo.

I farmaci utilizzati per questa tecnica sono ANALGESICI LOCALI (es. bupivacaina, la clorprocaina o la lidocaina) che vengono combinati con oppiacei o farmaci stupefacenti per evitare di iniettare una quantità elevata di analgesici.

L’epidurale è una tecnica molto controversa infatti essa da molte donne è vista come un DIRITTO per vivere il travaglio e il parto senza sentire dolore, altri invece la credono una tecnica invasiva da non utilizzare nel travaglio fisiologico perché potenzialmente pericolosa.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza:

L’epidurale è la miglior tecnica analgesica durante il travaglio, per quelle donne che, anche se aiutate e sostenute non riescono comunque a portare avanti questa esperienza senza giudicarla intollerabile.

PUO’ ESSERE UTILE QUANDO::

– ci si trova di 1ronte ad alcune patologie, come ad esempio, insufficienza cardiaca o respiratoria,

– quando la capacità di sopportazione del dolore della donna è molto bassa,

– in presenza di travagli lunghi e particolarmente dolorosi,

– quando il feto è in presentazione occipito-posteriore,

– quando la donna ha una contrattilità uterina non coordinata,

– come anticipazione dell’anestesia in travaglio a rischio di taglio cesareo,

– nei casi di morte endouterina

– può ridurre alcuni dei rischi associati al travaglio nei casi di diabete, ipertensione,  grave miopia con precedente distacco di retina, pre-eclampsia.

E’ CONTROINDICATO IN CASO DI:

  • Rifiuto della paziente
  • Alterazione dei parametri emocoagulativi  (AP:<50%, PTT:>50sec, PLT < 60.000)
  • In caso di malattie neurologiche
  • Malformazioni della colonna vertebrale
  • Desiderio della donna di travagliare e partorire in acqua (controindicato per l’elevato rischio d’inquinamento del cateterino a seguito dell’immersione)

Bisogna tenere in considerazione anche gli eventuali effetti negativi che il ricorso a questa tecnica comporta:

– diminuisce la pressione sanguigna della donna che interferisce sul flusso uteroplacentare con una diminuizione del battito fetale;

–  riduce la naturale produzione di prostaglandine e ossitocina con un significativo aumento dei tempi del travaglio. Per questo alla donna si dovrà somministrare dosi di ossitocina sintetica tramite flebo;

–  aumentano i tempi della fase espulsiva, la donna non ha la sensazione di spinta. Per risolvere questo problema è possibile diminuire la quantità di farmaco in modo tale da farle sentire tutte le sue sensazioni, questa però non è sempre la soluzione ideale, perché non vivendo il crescendo del travaglio sia in termini di ossitocina che di endorfine, per alcune donne il dolore ritrovato è inaspettatamente forte. Il 50% delle donne che si sottopongono a epidurale ha bisogno di un aiuto strumentale (forcipe, ventosa) associato a episiotomia, e molte volte a taglio cesareo;

– l’epidurale andando ad agire nella metà inferiore del corpo va a colpire anche la vescica con conseguente ritenzione d’urina. Si deve intervenire con l’inserimento di un catetere nel tratto urinario, con conseguenti casi di infezione;

–  può portare ad un aumento della temperatura della donna che può influenzare il battito fetale rendendolo tachicardico, questo porta una volta nato, ad una separazione bel bambino dalla madre per fare accertamenti e a volte alla somministrazione di antibiotico al neonato;

– La mamma può soffrire di prurito e nausea durante l’infusione del farmaco, unica soluzione cambiare tipo di farmaco;

– Una donna su cento soffrirà di mal di testa dopo la nascita, che solitamente guarisce dopo circa 10 giorni e raramente si protrae per più di 6 mesi. Si interviene con farmaci antidolorifici.

–   Un sintomo molto raro, e che solitamente si risolve entro 3 mesi è la sensazione di stanchezza alle gambe e perdita sensoriale, con conseguente difficoltà nell’accudimento del nuovo nato.

Per quanto riguarda la relazione mamma-bambino si è visto che l’epidurale altera l’avvio dell’allattamento, il farmaco assorbito dalla mamma sembra influenzare il riflesso di orientamento e di suzione del neonato.

Il bambino farà difficoltà ad attaccarsi al seno con conseguente mancanza di stimolazione del capezzolo della madre che non produce ossitocina, riducendo il riflesso di eiezione e della contrazione uterina.

L’epidurale dovrebbe poter essere una SCELTA della futura mamma, che consapevolmente, dopo essersi bene informata sui rischi/benefici di questa tecnica, potrà decidere se sottoporsi ad analgesia o affrontare il travaglio e il parto secondo natura.

(Bibliografia: – Corso di preparazione al parto manuale pratico per operatori. Informazioni tratte dal MIDIRS, con approvazione del Royal College of Midwife eRoyal College of Obstetr & Gynecol; e dalla relazione della dott.ssa Silvia Pranzetti,2004; OPUSCOLO INFORMATIVO su: ANALGESIA PERIDURALE IN TRAVAGLIO DI  PARTO Medici Anestesisti, Servizio Sanitario Nazionale – Regione Veneto, Azienda Unità Locale Socio-Sanitaria N. 13 Presidio, Ospedaliero di Mirano, Servizio di Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgia Terapia Intensiva, Terapia Antalgica Responsabile Dott. Paolo Michielon)

Ostetrica Eleonora Berrettoni

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