Pristingo, Frustingo, Frustenga, Bostrengo…

Le Marche, si sa, sono una regione al plurale… ogni provincia, ma, di più, ogni singola zona, ha diverse usanze, dialetti, storie.

La suddivisione linguistica dovrebbe seguire le sezioni dei fiumi, che segnano il territorio, come delle strisce di confine, da nord a sud.

Per questo, ad esempio, il dialetto di Macerata è diverso da quello di Corridonia, anche se distano solo una manciata di chilometri l’una dall’altra.

Ci sono però degli elementi che uniscono e uno in particolare è il  Pristingo o Frustingo, dolce tipico del periodo natalizio.

E’ un dolce povero, di antiche origini, quando per farlo si usavano tutti gli ingredienti che si trovavano nelle madie delle cucine, a prezzo quasi zero.

Negli anni poi la ricetta originale è stata cambiata, modificata e arricchita, ma si continua a riproporlo nelle tavole dal pesarese all’ascolano, ognuno con la sua variante e ognuno con il suo nome!

Io lo conosco come PRISTINGO, perché così si chiama a Montegiorgio (Fm), paese dei miei genitori.

Ho scoperto poi che nel maceratese si chiama Frustingo, Fristingo a San Benedetto del Tronto, Frustenga o Brustrengò a Matelica ed Arcevia.

Nell’alta val Metauro e nel Montefeltro è Bostrengo, Crostingo a Civitanova…. e via dicendo, in un’infinità di declinazioni.

Da San Benedetto ad Ascoli circa viene chiamato fristingofruštìnghë ad Ascoli fatto con fichi secchi, frutta secca mista, canditi, cacao, caffè in polvere e liquido e liquori vari.

Anche a Montegranaro è Frustingo, gli ingredienti sono gli stessi, mandorle, noci, liquori, alcuni mettono il pepe ed altre spezie, canditi. In alcuni paesi usano mettere il vino cotto o la Sapa.

pristingo montegiorgese
Pristingo montegiorgese

Di fatto, è un dolce molto buono, molto antico e di una tipica dolcezza rustica.

Come tutte le tradizioni, ci riporta indietro nel tempo, quello nostro, familiare, e anche nel tempo collettivo, quello della storia, fino ad un lungo viaggio fino alle sue origini, che sembrano addirittura più remote del Natale stesso, ai tempi degli Etruschi

(vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Frustingo ).

Ecco la mia ricetta:

Ingredienti (è difficile dare le dosi, perché tutto fatto tradizionalmente ‘a occhio’ e in quantità industriali, visto che il dolce viene abitualmente regalato ad amici e parenti)

  • Fichi secchi, 1 kg e 1/2
  • Noci, 1 kg e 1/2
  • Uvetta, 750 gr.
  • Mandorle, 750 gr.
  • Miele, circa 1 kg
  • Pangrattato
  • Olio
  • Cacao amaro

Preparazione

Si mettono a bollire i fichi secchi in un pentolone con dell’acqua.

Devono cuocere moltissimo, fino a diventare si una consistenza morbidissima, tipo marmellata.

Si aggiungono poi le noci e le mandorle (queste ultime tostate lievemente) spezzettate, il pangrattato, olio d’oliva, miele e cacao.

Se la consistenza è troppo morbida si aggiunge della farina.

Appena finito di girare, si versa il composto in teglie, che verranno decorate con noci tagliate a metà e alcune mandorle.

Si inforna a circa 180° finché i lati del dolce non cominceranno a staccarsi dalle pareti.


In questo filmato si possono vedere i passaggi principali:


Vedi anche:

Sani e Liberi. La maternità nella tradizione marchigiana (sec. XVII-XX) 

Il pan nociato, il panettone marchigiano

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