
Svezzamento o autosvezzamento?
Oggi il primo dubbio dei genitori circa l’alimentazione dei neonati dopo i primi mesi riguarda la scelta di introdurre gradualmente cibi solidi in pappe e creme, oppure autosvezzare, pratica che ha attirato molta attenzione negli ultimi anni, di cui però ancora non si hanno ben chiari i meccanismi nella maggior parte dei casi.
Dall’esame del questionario on line, che ho sottoposto agli utenti di mammemarchigiane.it, si può dedurre in piccola parte cosa pensino e come si comportino i genitori marchigiani al riguardo ed è interessante constatare alcuni elementi di base.
Hanno partecipato al sondaggio 200 mamme, provenienti da tutta la Regione e in età compresa tra i 19 e i 50 anni, tendenti per lo più a contrapporre in modo netto la scelta dello svezzamento ‘tradizionale’ a quella dell’autosvezzamento.
La maggior parte, in realtà, dimostra di non conoscere o non sapere bene cosa si intenda esattamente per le due tipologie di introduzione dei cibi solidi e la tendenza a dividersi in fazioni si riversa anche sulla fiducia o meno nei consigli del pediatra.
Lo svezzamento ‘tradizionale’ è ancora la scelta più seguita nelle Marche, indicato da oltre il 65% dei genitori che hanno risposto al questionario.
Lo svezzamento viene iniziato generalmente tra il quinto e il sesto mese del bambino, ma non manca chi ha iniziato a 4 mesi e chi lo ha fatto dopo i 9.
Un dato interessante è quello che si ricava dall’indagine relativa al ruolo del pediatra di famiglia nel supporto alla scelta dell’autosvezzamento: solo il 30% di chi lo ha seguito è stato appoggiato dal medico dei propri bambini e la motivazione principale risulta essere la sfiducia nel metodo, che non viene ritenuto valido dal 71,7% dei pediatri che non lo hanno consigliato.
Il restante 28,3% non sembra conoscere questa possibilità.
Chi non ha avuto il sostegno del proprio medico ha però scelto di rivolgersi altrove ed è sicuramente significativa la fonte indicata dal 38, 8% dei votanti, che ha segnalato il sito www.autosvezzamento.it come punto di riferimento per chi decide di saperne di più.
Solo il 9% dei votanti si è rivolto ad un nutrizionista per l’autosvezzamento, mentre il 23,9 % ha trovato su internet o su pubblicazioni specifiche le nozioni di proprio interesse e infine il 17,9% ha scelto di chiedere consiglio ad altre mamme.
Ma gli elementi più significativi risultano essere le motivazioni date per giustificare l’una o l’altra scelta, che lasciano trapelare con quanta fermezza e coinvolgimento emozionale sia stata operata la decisione di svezzare o autosvezzare, oltre, in alcuni casi, la scarsa conoscenza di entrambe le soluzioni o una certa confusione di fondo.
Chi ha scelto l’autosvezzamento ha scritto di averlo fatto perché “più sano e corretto“, o perché rappresenta un “approccio naturale e non impositivo“.
C’è chi ha detto di aver seguito il proprio ‘istinto’, chi sostiene di credere “nell’educazione alimentare, non nell’alimentazione” e di sceglierlo perché lo si considera “ il modo più naturale e rispettoso nei confronti dei bambini di introdurre il cibo“, sostenendo che “è importante dare una corretta educazione alimentare fin da piccoli” e aiutare i bimbi ad “apprezzare il cibo sin da subito“.
Diverse persone hanno semplicemente risposto ” Perché è più comodo“;”Visto che ho sempre allattato a richiesta mi sembrava la cosa più logica; ho sempre messo mia figlia a tavola con noi e a sua scelta assaggiava e mangiava, imparando le diverse consistenze del cibo. Sceglie lei se, quanto e cosa mangiare…di quello che c’è a tavola ovviamente“.
Scegliere l’autosvezzamento sembra che contribuisca poi a migliorare il regime alimentare di tutta la famiglia: “perché credo sia il modo migliore per avvicinare il bambino al cibo. Senza costrizioni a pappine e omogenizzati (la cui sicurezza alimentare non è poi così garantita). Ovviamente tutta la famiglia segue una dieta bilanciata, con poco sale e ricca di verdura.”; “Ci sembrava naturale e un buon approccio per il bimbo e la famiglia. Abbiamo rimesso in discussione l’alimentazione della famiglia.”
Oltre ad alcuni moderati, che hanno detto di aver seguito un metodo misto, non manca anche chi rifiuta categoricamente la scelta opposta: “Perché da esperienze pregresse (baby-sitter) ho scartato l’ipotesi di ingozzare i miei figli e vederli nutrirsi passivamente“.
Tra chi ha scelto lo svezzamento tradizionale, diverse persone hanno dichiarato di averlo fatto perché non conoscevano l’alternativa o per inesperienza o insicurezza, specie col primo figlio.
Qualcuno sostiene di aver fatto una scelta dettata dall’esigenza di conciliare i tempi veloci del rientro al lavoro con la necessità di rendere autonomo il bimbo ” Perché avrei dovuto continuare ad allattare a richiesta e con il lavoro sarebbe stato troppo complicato, o passare al latte artificiale“. C’è chi dice di aver semplicemente seguito le indicazioni del pediatra, ma anche chi, con decisione, sostiene ” non ritenevo pronto il “corpo” di mia figlia a mangiare le stesse nostre cose“, oppure per “ paura di dare dei cibi poco digeribili per un neonato“.Una mamma dice: ” mio figlio non è assolutamente interessato al nostro cibo e non lo prende da solo“, mentre qualcuno si dichiara ” tradizionalista”.
Simpatica la risposta: ” Perché mio marito aveva troppo paura“, mentre rivela una scarsa conoscenza dell’autosvezzamento chi dice di non averlo scelto perché ritiene ” sia corretto introdurre gli alimenti al tempo giusto e nella stagione giusta ad esempio zucchine pomodori no d’inverno…“.
Tra le motivazioni più comprensibili: ” ho preferito inserire progressivamente i vari cibi, anche per capire se potevano esserci intolleranze o allergie“; ” Per paura di non fornire il giusto bilanciamento di nutrienti in relazione all’età peso. Inoltre non potendo seguire il bambino a tempo pieno non credo che sia facile gestire l’autosvezzamento tra baby sitter e nonni...”; “Perché non tutti i giorni mangiamo cose adatte ad un neonato e soprattutto ho paura di introdurre alimenti non tollerati tutti insieme che potrebbe dargli fastidio“; “perché ci siamo spaventati dopo un evento di quasi soffocamento” o “troppo timore che si strozzasse, sono ansiosa e non sono riuscita a farlo.”
Per quanto riguarda infine la tipologia dei cibi dati ai bambini, sia che si parli di autosvezzamento, che di svezzamento tradizionale i genitori marchigiani hanno detto di preferire cibi preparati in casa, o appositamente per il piccolo o gli stessi del resto della famiglia. Solo un 12% ha indicato l’opzione delle farine di cereali e una percentuale ancora minore gli omogeneizzati.
La spesa per il bimbo si fa prevalentemente al supermercato, ma anche direttamente in campagna o nei negozi di alimentazione naturale e biologica.