
La delicata e difficile tematica del lavoro femminile coincide spesso con le problematicità legate alla conciliazione con i tempi della vita, che nel caso di donne che siano anche madri arriva a diventare talvolta un connubio di difficile realizzazione.
Com’è la situazione del lavoro femminile nella nostra Regione? Ho voluto provare a fare un’indagine, tramite un nuovo sondaggio rivolto alle utenti di mammemarchigiane.it
La situazione che ne esce è emblematica e rappresenta, a mio avviso, un paradigma della scena italiana media.
Diversi gli spunti di riflessione che ne possono scaturire, soprattutto sulla necessità di una rivisitazione delle modalità lavorative, sia delle donne che degli uomini, in un’epoca in cui il web 2.0, la globalizzazione e le nuove tecnologie potrebbero garantire una flessibilità molto ampia.
Fanno pensare anche i risultati relativi al ruolo di madri e padri relativamente al lavoro domestico:
c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere una parità dei sessi che sia realmente tale e per ottenerla sarebbe necessario un cambio di vedute di tipo culturale.
Hanno risposto al sondaggio circa 200 mamme, prevalentemente di nazionalità italiana e comprese soprattutto tra i 30 e i 40 anni, provenienti da tutta la Regione, ma soprattutto dalla provincia di Macerata.
Il 39,3% di esse ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, il 24% una laurea di vecchio ordinamento, il 16,3% una laurea specialistica e il 14, 3% una laurea triennale.
Solo il 3,1% ha solo la licenza media e la stessa percentuale rappresenta chi ha un dottorato di ricerca.
Relativamente al tipo di occupazione in corso, la maggior parte, l’84,6% risulta occupata, mentre il 15,4% ha risposto di svolgere attività di mamma a tempo pieno.
A controllare nel dettaglio, le donne che si dichiarano occupate presentano una variegata rosa di situazioni:
il 25,6% risultano dipendenti full time a tempo indeterminato di un’azienda privata, il 15,4% dipendenti part time a tempo indeterminato di una ditta privata, l’8,2% è professionista con partita IVA, il 7,2% lavora full time nel settore pubblico, 5,6% ha riposto di avere lavori occasionali.
Per il resto, in percentuali più piccole, insegnanti full time in ruolo (4,6%) e precarie (3,1%) e diverse altre realtà molto frammentarie e particolari: curioso che la percentuale delle imprenditrici sia quasi la stessa delle collaboratrici domestiche non in regola (1,5% e 1%).
Il 92,8% delle occupate dichiara di recarsi in ufficio fuori casa. Solo il 9,8% ha l’ufficio tra le mura domestiche: evidentemente il telelavoro non è ancora molto sviluppato.
Le non occupate hanno dichiarato che hanno lasciato il lavoro prevalentemente dopo la nascita del primo figlio (30,4%) e le motivazioni addotte sono state soprattutto perché i tempi di lavoro erano inconciliabili col ruolo genitoriale (19,2%) e, dato preoccupante, perché il licenziamento è arrivato proprio in conseguenza di essere diventate madri (19,2%).
Diversa la situazione dei padri: il 98,5% risulta occupato.
Di questi, il 57,4% ha un lavoro full time a tempo indeterminato. Il 30,8% è libero professionista. Il 7,2% è lavoratore precario. Solo il 3,1% ha un lavoro part time. Lo 0,5% ha riposto di fare il papà a tempo pieno, mentre l’1% non lavora ma non si occupa dei figli.
Ma come si comportano i compagni, riguardo alle mansioni casalinghe?
Nella maggior parte dei casi sembra che mamma e papà siano perfettamente interscambiabili (37,3%), ma segue a ruota la percentuale di chi sostituisce la donna solo se indispensabile, in poche cose (35,2%).
Il 17,6 % si occupa della casa solo se la compagna è assente ed è indispensabile farlo, mentre è desolante constatare che ancora un buon 9,8% non si occupa affatto delle faccende casalinghe.
Per quanto riguarda il rapporto dei padri con i figli: anche in questo caso prevalgono quelli che sono in grado esattamente come le madri di occuparsene (39,8%). Il 37,2% si occupa dei figli, ma meno delle madri.
Addirittura il 19,4% si occupa dei bambini solo se le madri sono assenti e non c’è nessun altro in grado di farlo e un 3,6% si occupa dei figli solo per giocare.
Aiuti in casa: il 33,3% delle intervistate ha dichiarato di dover fare tutto da sola, il 30,3% ha risposto di poter contare sulla collaborazione del compagno, il 25,3% sull’aiuto dei nonni e l’11,1% si avvale della colf.
Alla domanda “Chi si occupa, oltre te, dei figli (fuori orario di asilo/scuola)?” Il 37,6% ha risposto che sono esclusivamente i nonni.
Il 34% ancora i nonni, ma anche il compagno. Il 17% fa conto solo sulla collaborazione del compagno e il 2,1% ha la baby sitter.
Il 57,6% dei bambini è andato al nido. Di questi il 52,2% a quello privato e il 47,8% a quello comunale.
Chi non è andato al nido non lo ha fatto perché aveva i nonni che si occupavano di lui (44%).
Il 23,8% delle madri non ha portato i figli al nido perché pensa che fino a 3 anni sia meglio stare a casa. Il 14,3% non lo ha mandato perché il nido comunale non aveva posto e il provato era troppo caro.
Il 25,5% delle non occupate non sta cercando un nuovo lavoro.
Infine, interessante conoscere l’opinione di queste mamme:
riguardo all’aspetto più difficile nel gestire lavoro e famiglia, la maggior parte delle risposte è stata: il fattore tempo.
Riporto a questo proposito solo alcuni dei tanti commenti registrati, davvero specchio della situazione attuale delle madri, che vivono divise a metà in condizioni difficili, sia fisicamente che psicologicamente:
- “Quando si lavora a sufficienza manca il tempo per la famiglia, quando si ha abbastanza tempo per la famiglia mancano i soldi.”
- “Mi sembra di non avere mai il tempo necessario per fare bene entrambe le cose”
- “l’organizzazione di ogni singolo minuto e le corse contro il tempo…sperando sempre che il bimbo non si ammali! A volte ho la sensazione di aver bisogno di giornate di 48 ore.”
- “Per il primo figlio erano gli orari di lavoro non compatibili con la gestione del figlio e della casa. Se non avessi avuto i nonni in casa non avrei potuto lavorare.”
- “Mantenere saldi i nervi e avere energie a sufficienza per dare tempo di qualità alla famiglia.”
- “Non essere mai 100% da nessuna parte”
- “Non avere la flessibilità degli orari lavorativi”
- “Combaciare gli orari di lavoro con quelli dei figli. Parto da casa all’alba e non posso occuparmi di prepararli per la scuola e vorrei avere un aiuto domestico per non dover fare sempre le faccende quando torno a casa per poter stare di più con loro…Ma non possiamo permettercelo.”
- “Le giornate dovrebbero essere di almeno 24 ore per riuscire a gestire bene la casa. Sono tutto il giorno di corsa tra gli impegni di lavoro e quelli dei figli.”
- “Mancanza di tempo per stare con la famiglia e stanchezza per il carico fortissimo di lavoro tra fuori e dentro casa. Il mio compagno mi aiuta in tutto come può ma comunque la gestione della casa è a carico mio. Se la bimba si ammala non ci sono soldi per la babysitter.”
- “Io lavoro in una piccola azienda e mio marito è commerciante in proprio. Sebbene la nostra situazione sia molto favorevole rispetto al periodo storico che stiamo vivendo, le micro/piccole imprese sono torturate dalle pressioni statali, dunque non possono permettersi di fare errori di gestione del lavoro. Prendere ferie permessi o maternità è un’utopia perché si lavora sempre sotto pressione e senza tempo libero, ma non per fare soldi, solo per poter arrivare a fine mese!”
- “La paura costante di sottrarre tempo e attenzioni ai figli.”
- “I servizi pomeridiani per bambini da 1/3 anni sono quasi inesistenti e/o costosi”
- “Dando il massimo a lavoro, a casa sono stanca e stressata dando il peggio di me”
Alla domanda “Di quali servizi a sostegno delle mamme lavoratrici pensi che ci sia bisogno?” sono arrivate risposte varie, dalla necessità di un numero maggiore di nidi comunali e nidi aziendali, alla richiesta di flessibilità negli orari di lavoro e riduzione delle ore, ma anche una politica di paternità per i compagni.
Eccone alcune:
- “Più disponibilità di contratti part time, più diritti ai padri”
- “Penso che il sostegno più grande sia fare orari a misura di mamma e fino a 3 anni del bimbo dare la possibilità alla mamma di stare a casa. A me non serve ,come stanno proponendo, i nido gratis. Dateli a me quei soldi che me lo tengo a casa il bimbo.”
- “Che il tempo parziale fosse concesso per legge a tutte le lavoratrici, indipendentemente dalla tipologia di contratto, che ne facciano richiesta. Il tempo pieno è una delle cause della riduzione della natalità.”
- “orari flessibili,telelavoro”
- “possibilità di lavoro part-time”
- “Baby parking con tariffe orarie e flessibilità del lavoro per lavoratrici madri con bimbi al disotto dei 3 anni”
- “Banca del tempo per gestire anche le cose più banali come andare a fare la spesa o dal parrucchiere una volta al mese. Inoltre un servizio simile ai centri estivi esteso per tutto l’anno a costi adeguati al budget di una famiglia media perché non tutti hanno 14 settimane di ferie come le vacanze estive e non tutti possono spendere una fortuna in centri estivi”
- “Allungare il tempo della maternità alle madri dipendenti e anche a quelle libere professioniste che hanno svolto con regolarità l’attività lavorativa. Istituire nidi aziendali. Abbattere i costi dei nidi anche comunali. Istituire delle figure educative che facciano da ponte tra nido e domicilio in caso di assenze prolungate per malattia del bambino”
- “Credo sia utile offrire alle mamme la possibilità di avere orari di lavoro ridotti, almeno per i primi anni di vita dei figli ed avere una maternità più lunga che ci permetta, almeno, di svezzarli correttamente prima del rientro a lavoro. Il tutto dovrebbe essere senza aggravi sulla busta paga…”
- “Flessibilità orario lavoro e part-time garantito (secondo me massimo 24 ore settimanali), ufficio home-office”
- “che una mamma possa ottenere il part time almeno temporaneamente per poter crescere i figli e non dover smettere di lavorare”
- “Ci sarebbe bisogno di un supporto economico per coloro che si sono ritrovate con un orario ridotto oppure la possibilità di lavorare da casa “
Foto di Simona Muscolini per l’Osservatorio di Genere, Macerata