educazione digitale

La necessità di una corretta educazione digitale si fa sempre più sentire.

I nostri figli passano le loro giornate fin da piccoli interagendo con la tecnologia e noi adulti non siamo da meno.

Esiste anche una nuova branca della psicologia, chiamata cyberpsicologia, che si occupa in particolare di queste tematiche.

Si parla molto di insegnare ai più giovani un corretto uso dei mezzi digitali e sia la scuola che altre organizzazioni cominciano a muoversi in tal senso.

Come per tutto però, l’educazione dei figli avviene, prima che fuori casa, all’interno della famiglia: ma che fare se genitori, nonni o chi si occupa di bambini e ragazzi non è a sua volta formato?

I genitori di oggi non sono nativi digitali e viviamo un’epoca di passaggio, nella quale l’utilizzo delle nuove tecnologie non è ancora regolamentato.

A volte risulta difficile stare dietro a tutte le novità, dalle app su smartphone e tablet, ai videogiochi, dai video alla pubblicazione delle foto.

educazione digitale

Quanto sono digitali i genitori marchigiani?

Ho voluto provare a lanciare un sondaggio rivolto ai lettori di mammemarchigiane.it, così come ho fatto in passato per altri argomenti, registrando molte risposte (vedi https://www.mammemarchigiane.it/?s=sondaggio)

Questa volta però i risultati registrati non sono stati moltissimi e anche questo credo che sia un dato che da modo di essere interpretato per inquadrare meglio il tema di cui stiamo parlando.

A mio avviso l’argomento dell’ educazione digitale non è ancora sentito come prioritario, specie da parte di famiglie con bambini al di sotto dell’età scolare e nei primi anni della scuola primaria, che rappresentano una larga fetta del pubblico di mammemarchigiane.it.

In secondo luogo prenderei in considerazione il comprensibile e comune fastidio nel sentirsi interrogati sull’aspetto educativo e infine la presenza ancora massiccia di un forte digital divide tra generazioni.

Ad ottobre 2018, mammemarchigiane.it, insieme a l’associazione Osservatorio di Genere e a Il Faro soc. coop. Onlus, ha organizzato il corso “Genitori nella rete, tra regole e consapevolezza“, ideato da Pepita Onlus e tenuto da docenti delle diverse realtà coinvolte (vedi:Genitori nella rete, tra regole e consapevolezza: a Macerata primo corso con certificazione ).

In 23 genitori abbiamo partecipato ad una giornata di formazione, sostenendo anche un esame finale, che ci ha permesso di ottenere la certificazione AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) Cyberscudo Battilbullismo.

Durante le ore di lezione anche i più “esperti” di noi, si sono sorpresi di quanto ci fosse ancora da imparare.

In seguito a questa esperienza e lavorando ad altre attività collegate ad essa, ho voluto quindi provare a sondare il terreno dei miei lettori, per provare a capire un po’ come stanno le cose anche in vista di futuri interventi al riguardo.

Le risposte registrate sono state 119 e hanno redatto il questionario soprattutto madri (98,8%), nate tra la fine degli anni ’60 e il 1992.

Hanno partecipato persone di tutte le provincie marchigiane, con netta preponderanza della maceratese (52,9%).

Per quanto riguarda il grado di istruzione, per lo più si è trattato di persone con diploma di scuola secondaria superiore (37%), seguite da chi ha ottenuto una laurea di vecchio ordinamento (19,3%), da chi ha conseguito la laurea specialistica (17,6%) e in numero minore lauree triennali, master post laurea, licenza media, dottorato di ricerca.

Il numero di figli di chi ha risposto oscilla per lo più tra 1 e 2 (45,4% e 42,9%).

Si parla per lo più di genitori di figli da 0 a 10 anni, con maggior numero di risposte arrivate da chi ne ha da 0 a 3 (47,5%). Solo il 12,7% è genitore di figli da 10 a 13 anni (età scuole medie).

Questi dati condizionano ovviamente le tipologie di risposte, soprattutto per quanto riguarda la raccolta di dati relativi all’uso di social network e sistemi di messaggistica da parte dei minori, così come si vedrà più avanti.

Quali sono i social media utilizzati dai genitori?

La quasi totalità ha dichiarato di avere un profilo facebook (95%), il che è abbastanza normale, dato che il questionario è stato diffuso prevalentemente in quel canale.

Il 58% possiede anche un account instagram e il 16% su twitter. Non sono stati nominati altri social network.

E’ già questa una prima differenza con le abitudini dei più giovani, i quali generalmente non utilizzano facebook, preferendo di gran lunga Instagram o altri social network, spesso sconosciuti ai più grandi (Tik Tok, This Crush, Snapchat, Ask…).

Alla domanda “hai mai pubblicato foto dei tuoi figli su un social network?” hanno risposto si il 52,1% dei partecipanti.

Interessante leggere le motivazioni addotte sia per aver scelto di farlo, sia per aver scelto di non farlo.

Chi non lo ha mai fatto ha detto che la sua scelta è dovuta a motivi di privacy e sicurezza, fino ad arrivare a spiegazioni più dettagliate: ne riporto alcune

“Non mi piace questo uso dei social network”

“per paura che finiscano in cattive mani”

“Non voglio che foto di mia figlia vengano rese pubbliche e che siano alla mercé di tutti”

“Credo non sia sicuro né rispettoso”

“Preferisco sia lei a scegliere se farlo quando sarà grande.”

“Voglio dare loro la libertà di scegliere in futuro se essere presenti o meno sui social”

“Ritengo le foto qualcosa di personale e oltretutto non mi fido del web.”

Chi invece ha scelto di farlo, motiva la sua scelta in modi diversi, tendenzialmente volti a rivendicare il piacere di condividere con amici e parenti dei bei momenti.

Riporto anche in questo caso alcuni esempi:

“Sono foto particolari che voglio condividere”

“Privacy post molto alta”

“Amo la fotografia e non erano foto che potrebbero essere contrarie alle leggi”

“Ho entrambi i profili privati e condivido le foto con i miei amici e familiari”

“Per fissare momenti particolari, a volte su richiesta dei bambini stessi.”

“Ho fatto perche i miei amici, genitori abitano lontano. Era per far vedere a loro alcuni momenti della nostra vita..”

“Non ci trovo nulla di male”

Molti hanno precisato di pubblicarle, ma con i volti oscurati.

A che età i bambini hanno le prime esperienza con i mezzi digitali?

Alla domanda “nella fascia d’età 0-3 anni tuo figlio usa/ha usato tablet o smartphone?” hanno risposto in numero quasi uguale coloro che hanno dichiarato “no, mai” (43,7%) e coloro che hanno detto “si, a volte” (43,7%).

Il resto dei partecipanti ha fornito risposte molto diverse, per specificare meglio nel dettaglio. Eccone alcune:

“Io non lo do mai, capita che glielo diano nonni o zii”

“Raramente”

“Prima si, ora l’ho completamente tolto”

Ma cosa fanno i bambini piccoli con questi supporti digitali?

Il 63,2% li utilizza per guardare video, il 35,3% per ascoltare musica, il 30,9% per giocare con delle app per i più piccoli.

La maggior parte dei genitori non lascia mai da soli i piccoli con lo smartphone o il tablet (73,3%), il 13,9% ha dichiarato di lasciarlo qualche volta per calmarlo (tipo al ristorante o in altre situazioni in cui c’era bisogno che stesse tranquillo).

E’ stato poi chiesto a che età i bambini hanno avuto il loro primo accesso ad internet e le risposte hanno coperto l’arco temporale dai 5 (27,3%) ai 13 anni (5,5%).

Quando i figli più grandi navigano in rete, cosa fanno?

I genitori hanno risposto che per lo più guardano video su YouTube (84,6%), oppure fanno ricerche per la scuola (26,9%), fanno ricerche o consultano siti relativi ad interessi extrascolastici (21,8%), chattano su whatsapp o altro sistema di messaggistica (17,9%).

C’è da dire però che molti dei partecipanti hanno risposto di avere i figli troppo piccoli per navigare autonomamente.

L’età in cui i ragazzi hanno iniziato ad usare whatsapp e simili è stata dichiarata per lo più a 11 anni (33,3%).

L’età in cui i figli hanno ricevuto in regalo il primo smartphone oscilla soprattutto tra 11 e 12 anni (24,9% e 23,5%).

Quali social network utilizzano i più giovani?

A conferma di quanto detto in precedenza, i genitori dichiarano che prevale Instagram (52,6%).

Le famiglie generalmente sanno che c’è un limite minimo di età per l’utilizzo dei social network (93,3%).

Il 38,1 % dei genitori ha seguito il figlio nell’imparare ad utilizzare correttamente lo smartphone, il 14,3% ha dichiarato che il figlio sapeva usarlo già più di lui o lei.

Interessanti le risposte alla domanda “Quali video giochi utilizza tuo figlio?”

Insieme a diverse citazioni dei più in voga al momento, da Minecraft a Fifa, da Clash Royale a Fortnite, diversi genitori hanno risposto citando il nome della console utilizzata, non del gioco: Wii, Playstation, Nintendo 2DS…

Il tempo trascorso a videogiocare è per il 25,5% dei figli di chi ha risposto di circa 30 minuti al giorno, il 19,6% ci trascorre un’ora.

Anche queste domande vanno riferite solo ai genitori di figli abbastanza grandi, che, come si ribadisce, non sono la maggioranza di coloro che hanno partecipato al sondaggio.

Per quanto riguarda la scelta dei videogiochi, solo i l 22,4% dei genitori ha dichiarato di sapere cos’è l’indice PEGI (Pan European Game Information usato per classificare i videogiochi per età e contenuto).

La maggioranza di chi ha risposto, 37,7%, ha dichiarato di non videogiocare mai insieme ai figli, il 33,3% lo fa a volte.

Infine uno sguardo ai potenziali pericoli: la totalità dei partecipanti ha detto di sapere cosa sia il cyberbullismo (non per esperienza diretta dei propri figli), ma solo il 37,2% era a conoscenza del fenomeno dell’hate speech.

Per concludere e per lanciare qualche spunto di riflessione, riporto alcune evidenze scientifiche e dati ufficiali:

come ormai noto, la Società Italiana di Pediatria si è espressa ufficialmente nell’ Italian Journal of Pediatrics contro l’utilizzo di tablet, smartphone e schermi in età prescolare.

Sono infatti molte le evidenze scientifiche sulle interazioni con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli e lo sviluppo emotivo in età evolutiva.

Si, invece, all’uso di applicazioni di qualità da usare in tempo limitato insieme ai genitori nell’età giusta.

L’età minima per aprire un profilo su Instagram è 13 anni, così come per facebook, snapchat, Tik Tok, ask.fm…; 16 quella per creare un profilo whatsapp.

L’indice PEGI di Fortnite è di 12+: significa che quel gioco non ha contenuti adatti a ragazzi più piccoli. E’ presente violenza esplicita verso personaggi di fantasia o non esplicita verso personaggi reali. La necessità di collegarsi online può esporre i più giovani ad un linguaggio offensivo da parte di sconosciuti, a voce o scritto.

Vedi: Parent’s guide to Fortnite

Su internet è per sempre.

Anche con profilo privato o anche se si invia una foto in un gruppo whatsapp di genitori della classe. Ricordiamo che esiste anche la possibilità di fare screenshot.

Vedi: Oblio? Perché è impossibile cancellare un contenuto da internet 

In ultimissima analisi e a scanso di fraintendimenti, non ritengo assolutamente che la strada da percorrere per noi genitori sia quella di proibire l’uso delle nuove tecnologie, che se gestite nel modo giusto sono utilissime per sviluppare molte abilità e supportare la vita di ogni giorno a tutte le età, ma sono fermamente convinta che sia necessario accompagnare in modo competente e consapevole i figli nell’utilizzo, fin dai primi passi.

Per questo è fondamentale che il genitore continui a formarsi ed informarsi, per continuare ad essere punto di riferimento autorevole, per sapere come limitare tempi e modalità di accesso in base all’età, per sapere come scegliere o approvare un videogioco o un app,oppure dare un consiglio per il comportamento da tenere online.

Oltre a tutto questo, il buon senso ci porta anche a capire che il primo buon esempio viene dato da noi adulti.

 

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