didattica a distanza scuola

E’ la notizia del giorno: la ministra dell’Istruzione ha ventilato l’ipotesi di riaprire le scuole continuando ad usufruire anche a settembre della didattica a distanza.

Alle parole “didattica a distanza a settembre”, personalmente, come genitore, sono rimasta basita.

Pensare infatti di continuare con la situazione attuale, se pure alternata alla presenza in aula, è un’idea a mio avviso assolutamente improponibile e lontana anni luce dalla nostra quotidianità e dalle esigenze reali degli studenti.

Pensare che la didattica a distanza sia un valido sostituto della scuola “a scuola”, è un’ingenuità.

La scuola e l’istruzione, sono servizi essenziali e non possono essere presentanti in surrogato.

Non si possono sottovalutare le conseguenze negative che la privazione dei servizi scolastici comporteranno nei confronti di bambini e ragazzi, trattati come untori e privati del diritto di crescere nel rispetto della loro salute sia fisica che psicologica.

La scuola non è solo imparare nozioni. La scuola è relazione, è prova, è confronto, è crescita, è partecipazione.

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Inoltre i genitori, ma, diciamocelo chiaramente, soprattutto le madri, saranno costretti a rimanere in casa, gravati dal compito non semplice di aiutare i figli, soprattutto della scuola primaria, nell’organizzazione e nello studio.

Insostenibile sia sul piano didattico, che familiare.

Il modello di scuola a distanza dovrebbe essere adottato solo in situazioni di altissima emergenza e non sul lungo periodo.

Di fronte a questa ipotesi, noi genitori sentiamo la necessità di far sentire la nostra voce e spiegare le nostre opinioni al riguardo.

Anche numerosi insegnanti alzano la testa dal lavoro incredibile di quest’ultimo periodo per spiegarci le motivazioni del no alla DaD.

Al riguardo ho avuto modo di sentire l’opinione di un’insegnante di scuola primaria la maestra Flavia Farina.

Maestra della quinta classe di una primaria in provincia di Pesaro Urbino, la docente ha scritto una Lettera aperta alla ministra.

Il testo esprime un punto di vista assolutamente realistico, che permette di capire bisogni ed esigenze dei veri protagonisti della questione: i bambini.

“In questo periodo di quarantena i bambini” – dice la maestra – “da quelli che già amavano venire a scuola a quelli che avrebbero preferito andare al mare, tutti hanno afferrato un concetto importante (che mi piacerebbe fosse così chiaro anche a qualche adulto): la scuola NON è solo studio, NON è mero passaggio di contenuti da me a te, NON è capire o non capire un argomento.

La scuola è prima di tutto un percorso, profondamente personale ed allo stesso tempo collettivo.

Per questi bambini, i “miei” bambini (ogni maestra e prof può capire quel “miei”), il percorso è troncato, non concluso”.

La maestra chiede quindi alla ministra di concedere non l’apertura immediata delle scuole – sarebbe irresponsabile – ma “di provare ad organizzare e pensare ad una conclusione per le classi finali, dei cinque anni dell’Infanzia, di classe quinta alla Primaria, di classe terza e quinta alla Secondaria di I e II grado”.

Dare modo a chi sta concludendo un percorso importante di potersi salutare, congedare, guardarsi negli occhi o “almeno predisporre un regolamento per potersi salutare privatamente in sicurezza, senza incorrere in sanzioni per assembramento”.

Leggi qui il testo completo della lettera aperta

Ho chiesto alla maestra Flavia cosa ne pensasse dell’ipotesi di continuare con la didattica a distanza anche a settembre:

“Come dice lei, non è pensabile che i bambini più piccoli, delle prime classi della primaria, siano autonomi davanti ad un pc o nello scaricare un allegato o una scheda.

In questo periodo assurdo in cui ci è stato chiesto di reinventarci non è stata presa in considerazione una semplice cosa: non è possibile “insegnare” come prima.

Si è dato per scontato che la metodologia in presenza possa essere la stessa a distanza. E’ assurdo e a mio parere impossibile.

Riguardo l’ipotesi di DaD a settembre sono in forte dubbio.

Credo che da qui all’inizio del prossimo anno scolastico sia d’obbligo, se le varie fasi di contenimento del virus saranno andate a buon fine, pensare ed organizzare una modalità differente.

Abbiamo la fortuna di abitare in un luogo in cui il tempo atmosferico è spesso ideale.

In Danimarca, ad esempio, stanno predisponendo l’insegnamento all’aperto, con banchi a distanza di sicurezza, classi divise in gruppi e l’obbligo di lavarsi le mani una volta ogni ora.

Credo che in questo momento vengano fuori tutti i problemi più grossi della scuola italiana: le classi sovrannumerate, la mancanza di collaboratori scolastici che potrebbero supervisionare gli studenti in bagno, formazione adeguata del corpo insegnante su modalità alternative di insegnamento.

La verità è che molti, troppi insegnanti svolgono lezioni come 50 anni fa.

Una “rivoluzione” nell’insegnamento e una personalità forte che la porta avanti non si vede dai tempi di Maria Montessori.

Dovremmo ripartire da lì e dal creare un’istituzione scolastica più credibile e a misura di studente. Sono un po’ utopica… ma credo fermamente che si possa fare! “

E cosa pensano i genitori riguardo all’ipotesi didattica a distanza anche a settembre?

Sono molti i genitori, soprattutto mamme, di cui ho avuto modo di ascoltare il parere e la stragrande maggioranza non si trova d’accordo con questa ipotetica soluzione.

“Io sono allibita” – dice Eleonora Natali, mamma di tre figli, di cui uno disabile – “Tutte le persone sacrificabili sono state sacrificate… bambini, disabili, donne….

Ma dove sono finiti il diritto all’istruzione e le pari opportunità?

I diritti dei disabili che non sono in grado di seguire videolezioni e delle mamme che lavorano fuori da casa sono completamente calpestati”.

Non c’è progettualità, non c’è attenzione a tutte le categorie di persone, non c’è concretezza, non c’è sacrificio se non quello dei più deboli.

Io mi sento completamente abbandonata dalle istituzioni e triste… soprattutto triste. Non mi sembra possibile tanta superficialità e cecità da parte del nostro governo.”

Molte altre sono state le voci di disappunto:

“Che non esistano alternative me lo devono dimostrare. Qui c’è in gioco il futuro dei nostri figli”, dice un’altra delle lettrici del sito.

E ancora: “Questo presuppone che un genitore sia sempre presente a casa per le video lezioni! Pensate ai bimbi della materna come faranno da soli? Non mi piace per niente questa soluzione!”

“Hanno tirato su ospedali d’emergenza chiedendo soldi a tutti in 15 giorni, con tutte le infrastrutture inutilizzate potrebbero tirare su delle scuole, assumere docenti, uno scenario del genere mi porta solo a scappare dall’Italia appena possibile!”

“Diversità e disparità nell’apprendimento e nella scolarizzione”

“La didattica a distanza cambia o condiziona il modo di lavorare dei genitori, perché i figli non possono essere lasciati da soli ma seguiti prima e durante e dopo le video/lezioni”.

La scuola a scuola

Cosa fare dunque?

Dalla segnalazione di una lettrice sono venuta a conoscenza del comitato “La scuola a scuola”, che sta elaborando proposte da sottoporre al Ministero.

L’iniziativa è gestita da un gruppo di scienziati, medici, insegnanti, psicologi, genitori, insieme per la riapertura delle scuole in sicurezza.

Il comitato sostiene che “per garantire la riapertura delle scuole a settembre, ottemperando a tutti i protocolli necessari a garantire la sicurezza degli studenti e del personale docente e non docente, dobbiamo muoverci ORA”.

la scuola a scuola no alla didattica a distanza

Ed inoltre

“Per far fronte alle sfide di oggi, occorre investire sulla scuola programmando un piano a medio-lungo termine, che preveda la possibilità di creare classi meno numerose e ambienti adeguati allo svolgimento dell’attività educativa in condizioni di sicurezza.”

Il manifesto del comitato esprime, in breve, i seguenti concetti:

“Dall’asilo nido all’università, l’educazione e l’istruzione rappresentano due pilastri del vivere comune, essenziali per la formazione delle generazioni future”.

L’obiettivo è dunque quello “di sensibilizzare le istituzioni nazionali e locali sui temi educativi e promuovere una mobilitazione nazionale che metta al centro dell’agenda del nostro paese la riapertura delle scuole e dei servizi educativi.

Occorre investire sulla scuola programmando un piano a lungo termine, che consenta lo svolgimento dell’attività educativa in condizioni di sicurezza.”

Invito alla lettura completa del manifesto del comitato, qui.

E’ possibile quindi aderire alla diffusione del manifesto e partecipare dando la propria adesione, compilando il modulo che si trova qui .

In conclusione: non si può rinunciare alla scuola, occorre ripensare modalità e risorse.

Noi genitori non possiamo tacere di fronte a questo grave danno nei confronti dei nostri figli e delle nostre famiglie.

Chiediamo pertanto ascolto e soluzioni adeguate, tarate sulle effettive esigenze, imprescindibili, delle generazioni più giovani e delle famiglie che con sempre più difficoltà cercano di crescere le persone che rappresentano il futuro di tutto il Paese.

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