
Questo è il primo di una serie di articoli dedicati al tema “mamme e lavoro”.
Binomio difficile, quello di “mamme e lavoro” è un argomento dalle tante sfaccettature, che si declinano in tante situazioni diverse.
Inizia oggi allora questa rubrica dedicata alle storie di donne marchigiane alle prese con l’annoso problema della conciliazione.
Un modo per confrontarsi, per ispirarsi, per discutere di cosa si potrebbe fare, o di cosa ci sarebbe bisogno, attraverso le parole delle protagoniste.
Da una parte la propria occupazione, dall’altra la famiglia: a volte sembrano inconciliabili, altre volte le cose funzionano e se lo fanno è merito di una visione condivisa.
Le storie di mamme e lavoro vogliono aprire il dialogo su un tema così delicato e su cui è sempre importante confrontarsi.
Erika: diventa madre e sei pronta a tutto!
La prima protagonista della rubrica mamme e lavoro è Erika Mariniello, giornalista e mamma di Zoe.
Erika vive nelle Marche, precisamente a Macerata dove si è trasferita 10 anni fa per amore.
È una giornalista, specializzata nel settore dei viaggi, quindi per lavoro racconta storie e viaggia il più possibile alla scoperta di luoghi da consigliare e recensire.
Si occupa poi di comunicazione, creando contenuti anche per pagine social e collaborando con privati, aziende ed Enti.

Erika, quanti figli hai? È cambiato qualcosa nel tuo lavoro dopo che sei diventata mamma?
Ho una bimba, Zoe, di quasi sei anni.
Sono diventata mamma a 32 anni, Zoe è nata il 4 marzo del 2015 e io a maggio di quello stesso anno ho compiuto 33 anni.
Un pochino effettivamente le cose sono cambiate. La verità però è che sono migliorate.
Dico questo perché, essendo io una persona istintiva di natura, ma allo stesso tempo riflessiva per le scelte importanti, ho ponderato molto bene la decisione di provare a diventare madre.
Avevo paura di non essere all’altezza di questo ruolo e soprattutto, visto il mio lavoro e i miei tanti viaggi, non sapevo se sarei riuscita a gestire tutto.
Quando è nata Zoe, dopo pochi mesi di stop lavorativo per la maternità, invece mi sono ritrovata più forte, energica, felice, pronta per affrontare tutto e per conciliare la mia vita lavorativa con il ruolo di mamma e in generale con la mia famiglia.
Per questo dico che è cambiato qualcosa, in meglio però.
Dopo la maternità ho focalizzato ancor meglio che cosa volevo e voglio per la mia vita professionale e ho avuto l’energia e lo spirito giusto per affrontare tutto.
Diventare madri è un passaggio importante e se lo vuoi davvero, quando ricevi questo dono, secondo me sei pronta a tutto.

Come ti sei organizzata per conciliare famiglia e lavoro?
Per rispondere a questa domanda devo fare una piccola premessa:
essendomi trasferita nelle Marche 10 anni fa e quindi prima di diventare mamma e avendo scelto di vivere con il mio compagno Simone a Macerata, lontano dalla sua famiglia e dalla mia, ho dovuto adeguarmi alla situazione.
Crescere un figlio in due non è facile, ma non impossibile.
Dopo che è nata Zoe ho fatto 5 mesi di maternità e poi ho cominciato subito a lavorare, soprattutto da casa, prediligendo quelle collaborazioni, con giornali e siti web, con cui collaboravo da tempo.
Quando Zoe dormiva lavoravo e quando era sveglia cercavo di intrattenerla mentre portavo avanti comunque il mio lavoro.
Per lei vedermi indaffarata spesso era un gioco.

Una delle prime parole che ha detto, dopo quelle classiche, è stata “mellin” ovvero “mail”.
Quando giocava accanto a me spesso mi diceva “mamma mando una mellin” oppure “mamma, sai che sto facendo un progetto?”
Poi, quando ho cominciato a partire più assiduamente, Zoe aveva un anno e mezzo.
Se stavo fuori casa per più di 4 giorni, la portavo vicino a Milano, dove abitano i miei genitori, che lavorano ancora ma da autonomi e mi hanno aiutato tantissimo.
Partivo per lavoro, tornavo a Milano e poi ripartivo per le Marche.
Zoe ha preso il suo primo treno a qualche mese di vita e ha sempre amato viaggiare e spostarsi con ogni mezzo.
Nel caso, invece, l’impegno fuori fosse stato di un paio di giorni, lasciavo Zoe a casa con il papà, che è un libero professionista, fa il tatuatore, e mi è sempre stato accanto in questa avventura di genitori.
Quando invece avevo qualche imprevisto o riunione volante, o portavo Zoe con me, oppure mi organizzavo con la vicina di casa e con l’aiuto della sua famiglia.
Sono stata fortunata perché Gabriella e Romano, la coppia di pensionati che abita nel mio stesso palazzo, mi ha accolta benissimo e trattato fin da subito come una figlia.
Ho avuto anche la fortuna di avere tante amiche e amici vicini e lontani che non si sono mai tirati indietro.

Su chi hai potuto contare?
Sugli affetti veri.
Sul mio compagno e papà di Zoe, che mi è stato vicino, sulla mia famiglia – i miei genitori hanno avuto 4 figlie e lavorando in proprio hanno sempre capito le difficoltà che potevo avere e sono stati sempre felicissimi di aiutarmi – sui miei vicini di casa, Gabriella, Romano e la loro famiglia, che davvero sono stati fondamentali, sulle amiche vicine e lontane e sulla famiglia di Simone, il mio compagno, che in caso di bisogno ci hanno aiutato.
Diciamo che sono stata molto fortunata, ho cercato una baby sitter per Zoe solo lo scorso anno.
La chiamo un paio di pomeriggi alla settimana, solo quando per lavoro non sono a Macerata.
Tutte le volte che ho potuto ho preferito portare Zoe con me, quando proprio non era il caso avevo una rete di aiuti.
Il tuo compagno ha subito dei cambiamenti lavorativi dopo la nascita di vostra figlia?
Sì un gran cambiamento.
Per lui credo che dal punto di vista lavorativo sia stato più complicato.
Simone è nato nelle Marche, ma ha vissuto e lavorato a Milano per moltissimo tempo.
L’ho conosciuto lì, quando poi ha deciso di trasferirsi ha scelto Sarnano, borgo dov’è nato e lì ha aperto un bar.
L’impegno era tanto e soprattutto concentrato nelle ore serali.
Quando è nata Zoe abbiamo capito che così era molto difficile organizzarsi e stare insieme.
Dopo circa un anno dall’arrivo di nostra figlia ha chiuso il bar e seguito un’altra sua grande passione, aprendo così uno studio di tatuaggi a Macerata.
Su chi ricade, per lo più, nella tua famiglia, il compito di cura dei figli? Su di te o sul tuo compagno, in che percentuale? Oppure alla pari?
Diciamo che per il primo anno di vita di Zoe la sua cura è ricaduta principalmente su di me, ma questo credo che sia normale all’inizio di questa avventura.
Simone c’è sempre stato, soprattutto nei risvegli notturni, quando io dal sonno pesantissimo quasi mai sentivo Zoe, ma lavorando al bar era più assente.
Poi diciamo che ci siamo divisi i compiti.
Per me è molto importante gestire tutto alla pari, non è sempre possibile, ma io che comunque tengo al mio lavoro e anche al mio essere donna, credo sia giusto affrontare in due questa avventura.
Chi si occupa per lo più nella tua famiglia della cura della casa?
Anche in questo caso abbiamo dei compiti alla pari.
Io per esempio non amo cucinare, Simone sì e lo fa praticamente tutti i giorni.
Allo stesso tempo io sono molto organizzata e gestisco tutte le altre incombenze di casa come le spese e le pulizie settimanali.
Ci siamo organizzati così riuscendo a fare tutto in autonomia senza aiuti esterni.
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Siamo in pandemia da quasi un anno: come hai vissuto questo periodo, tra lavoro e famiglia?
Cercando di essere sempre positiva e di fare tutto il possibile per mantenere la routine familiare che, soprattutto in questo periodo, per me è fondamentale.
Durante il primo lockdown Zoe frequentava la scuola materna, abbiamo passato tre mesi in casa, io ho continuato comunque a lavorare e a portare avanti i miei progetti, Simone ha dovuto chiudere lo studio e ha comunque impiegato il tempo anche nella cura e manutenzione di casa.
Zoe con tanta difficoltà, tra una videochiamata, un film e un gioco è riuscita a superare il primo periodo.
Non è stato facile, ma diciamo che tenendo i ritmi di sempre abbiamo superato i mesi più complicati.
Ora Zoe va in prima elementare, è anticipataria, ama la scuola che per fortuna è in presenza e quindi è tutto più facile.

Pensi che lo smart working possa essere un buono strumento per la conciliazione?
Assolutamente sì.
Ho sempre lavorato da casa, essendomi creata uno studio e uno spazio personale dove poter portare avanti i miei progetti.
Credo che lo smart working sia una soluzione ideale per chi ha una famiglia e dei figli.
Ho viaggiato tanto e spero di poter ricominciare a fare la mia vita di prima, ma tra uno spostamento e l’altro ho sempre lavorato da casa.
Ho imparato ad organizzarmi e a rispettare le scadenze, passo al computer molte ore, anche quando Zoe è casa, non è sempre facile, spesso mi devo interrompere e magari impiego più tempo a fare alcune cose, ma mi sento libera anche di poter portare avanti il mio lavoro in orari extra e sono soddisfatta
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Mamme e lavoro: si parla tanto di flessibilità. Quale sarebbe secondo te la flessibilità che potrebbe aiutare le famiglie?
Poter scegliere i propri orari di lavoro.
Con la concentrazione giusta e gli orari che si conciliano bene con quelli di una famiglia, spesso si riesce a portare a termine un lavoro in meno tempo.
Credo che vadano riviste le regole del lavoro, che ci debba essere flessibilità maggiore negli orari e la possibilità di lavorare ovunque e non solo o spesso in ufficio.
Questa pandemia ha cambiato il modo di vedere le cose, penso che in tutto questo negativo, ci sia del positivo: la capacità di adattarsi della gente e anche l’apertura mentale ad un cambiamento che ogni tanto serve anche ad una crescita personale e sociale.
Non dico che sia facile lavorare a casa con dei figli accanto, ma credo prima di tutto che sia educativo per loro e che potendosi organizzare con orari consoni alla propria vita, ci sia modo di fare tutto, a volte con più tempo, a volte con meno.
Basterebbe potersi organizzare in base alle proprie esigenze, avere degli obiettivi da raggiungere e trarre le conseguenze alla fine di un periodo per capire quanto si riesce a produrre con l’organizzazione necessaria.
Ringrazio Erika di averci raccontato la sua storia.
Se vuoi saperne di più su di lei e sul suo lavoro, puoi visitare il suo blog Si parte con Erika.
Sono sicura che le sue riflessioni possano essere utili a chi si trova ad affrontare le sfide legate al tema “mamme e lavoro”, ma anche sta progettando di diventare madre in futuro
Se anche tu vuoi condividere la tua esperienza sul tema “mamme e lavoro”, scrivimi a mammemarchigiane@gmail.com o mandami un messaggio privato su facebook o instagram.
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