mense scolastiche macerata

Ormai da settimane è bufera sulle mense scolastiche di Macerata: cosa sta succedendo?

La gestione delle mense scolastiche di Macerata è diventata un argomento infuocato, che ha messo a confronto i genitori con gli amministratori comunali.

mense scolastiche macerata sit in di protesta

La premessa

Da alcuni anni a Macerata è attivo il servizio delle Mense verdi bio.

Questo servizio prevede (o meglio, prevedeva) la scelta di cibi biologici (90%), a Km 0 e con qualità certificata.

Attenzione inoltre ai prodotti del commercio equo e solidale, all’ambiente e alle diversità.

Il menù è certificato dell’ASUR competente nel rispetto delle tabelle nutrizionali del Ministero della Salute.

Le mense sono prevalentemente interne e gestite da circa 40 cuochi dipendenti comunali.

Molti anche i progetti di valorizzazione dell’alimentazione e del buon cibo svolti insieme alle insegnanti.

Il servizio Mense verdi bio ha ricevuto negli anni anche diversi riconoscimenti:

nel 2014  il Premio Nazionale Mensa Verde, con bonus di 500 euro della Ve.S.T.A srl, destinato agli orti scolastici delle scuole primarie della città.

Un contributo di circa 400 mila euro ricevuto dal ministero in due anni, come premio per l’eccellenza.

Inoltre Macerata è risultata all’11° posto nella classifica 2019/2020 delle mense scolastiche stilata da Foodinsider.it, terza in tutte le Marche.

Un lungo percorso volto verso la realizzazione di un progetto culturale e di sensibilizzazione sul valore del cibo.

Cosa succederà adesso

Ad ottobre 2020 c’è stato un cambio nell’amministrazione comunale.

L’attuale ha dichiarato di voler lanciare una sperimentazione per cambiare il servizio mensa a partire dal 1° marzo 2021.

I genitori hanno scoperto solo dai giornali che cinque delle 12 mense saranno ridotte nella funzionalità (Mameli, Villa Serra, Frank, De Amicis e Natali).

L’idea del Comune è che alcune mense più grandi forniranno le più piccole per “efficientare” il servizio, puntando al risparmio economico.

La reazione dei genitori

Immediata la reazione dei genitori.

Tramite i rappresentanti dei vari comitati mensa, hanno provveduto ad aprire dapprima una raccolta firme online, per poi procedere ad una raccolta “sul campo” e ad una serie di azioni di sensibilizzazione sull’argomento.

E’ stata poi inviata una PEC al Comune per richiedere spiegazioni dettagliate, che non ha avuto risposta.

Il testo della PEC inviata al Comune
Il testo della PEC inviata al Comune

Si è poi svolto anche un incontro online, a cura di Foodinsider.it, con esperti riconosciuti nel campo dell’alimentazione e della salute per parlare della situazione.

(Qui è possibile rivedere la registrazione dell’incontro)

Leggi anche: Mense scolastiche, salute, sostenibilità, efficienza. Macerata su Foodinsider

Questo il testo della petizione online, che ha raccolto oltre 1000 firme:

“Con una decisione unilaterale e senza preavviso ai soggetti coinvolti, l’amministrazione comunale di Macerata ha in programma di stravolgere una delle eccellenze del sistema scolastico locale: Mense Verdi Bio.

Dal primo marzo di questo anno, infatti, cinque scuole cittadine vedranno una riorganizzazione del servizio mensa che andrà a penalizzare fortemente la qualità e la cura di cui i nostri figli hanno potuto godere finora.

Con un colpo di spugna che ci viene fatta passare per miglioria, infatti, l’amministrazione comunale, tramite l’assessore preposto Katiuscia Cassetta, cancellerà nelle scuole citate (Mameli, Villa Serra, Frank, De Amicis, Natali) il servizio mensa interno.

Questo verrà quasi interamente delegato a un refettorio esterno, che si troverà quindi a preparare pasti per centinaia di bambini contemporaneamente, pasti che verranno poi, in un secondo momento, trasportati nelle varie mense.

La decisione ci viene raccontata come volta a rendere più efficiente e sicuro il servizio, ma questa presa di posizione ci sembra francamente paradossale e anacronistica.

Come può un pasto non preparato al momento e in loco essere considerato più sicuro, addirittura migliore?

Come possiamo pensare che una cuoca che prepari trenta pasti possa essere “meno efficiente” di una che sia costretta a prepararne trecento?

Ci sembra anche singolare che l’assessore Cassetta si presenti oggi a favore dell’esternalizzazione del servizio mensa quando, da membro del Consiglio di Amministrazione della Scuola Privata San Giuseppe, presentava come “struttura d’avanguardia” (cit. dal sito web della detta scuola) la propria mensa interna.

Ci chiediamo quindi come possa una mensa interna essere allo stesso tempo considerata un punto a favore in una scuola privata e un punto a sfavore in una pubblica.

Non vogliamo, come genitori, cittadini e contribuenti, che un servizio di eccellenza possa essere consentito soltanto a quelli che possono o vogliono pagare abbastanza da poterselo permettere.

Il buon cibo è un diritto.

Il buon cibo è una realtà, oggi, e è anche il motivo per cui abbiamo scelto di mandare i nostri figli in queste scuole, e non possiamo accettare che solamente per questioni economiche questa realtà venga smantellata.

La qualità della vita è data dalla cura che noi tutti diamo e riceviamo, in ogni cosa, e non siamo disposti ad accettare compromessi in nome del presunto risparmio.”

La risposta del Comune

Da parte sua il Comune ha sostenuto inizialmente che il progetto era in fase di vaglio, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate.

L’amministrazione sostiene che non si tratterà di esternalizzazione ma di riorganizzazione del servizio, ottimizzando stoccaggio, preparazione e sommistrazione.

Una mensa più grande preparerà condimenti del primo piatto, secondo piatto e contorno.

Le mense più piccole si limiteranno a cuocere la pasta, il resto sarà trasportato.

L’intenzione è anche quella di migliorare le attrezzature delle cucine e provvedere alla formazione dei cuochi.

Proteste inascoltate

Dal canto loro i genitori non si reputano di certo soddisfatti.

I due incontri online avvenuti tra i rappresentanti dei comitati mensa e quelli del Comune non si sono conclusi con serenità.

Secondo i genitori, i trasporti non garantirebbero la sicurezza, né manterrebbero l’appetibilità e le proprietà organolettiche del cibo.

Non sarebbe inoltre stato chiarito quali siano le criticità delle cucine interessate dal cambiamento.

Sembra poi poco chiaro il perché di tanta fretta nel partire con la sperimentazione ad anno scolastico già avviato.

Ai genitori non è stato mostrato nessuno studio qualificato che dimostri la necessità di tale rivoluzione.

Manca poi un bussiness plan che possa evidenziare costi e benefici della sperimentazione

La motivazione principale sembra essere quella del taglio alle spese.

Addirittura i genitori presenti all’ultimo confronto online hanno dichiarato che alle loro proteste contro la sperimentazione è stato risposto che allora il cambiamento sarebbe partito subito.

Nessuna voce in capitolo dunque per i genitori contrari.

Il sit in di protesta

Alla luce di questi fatti, in occasione dell’ultimo consiglio comunale, lo scorso 15 febbaio, i genitori hanno organizzato un simbolico sit in di protesta.

Alcuni rappresentanti dei comitati mensa e altri genitori (il numero è stato necessariamente ridotto per via delle norme anti Covid) si sono riuniti sotto al palazzo comunale.

Queste le motivazioni:

“Fallito il tentativo di essere realmente ascoltati in privato, saremo lì proprio mentre si parla del futuro dei nostri figli, a ribadire le nostre richieste legittime e far sapere che non siamo invisibili.

Chiediamo risposte a domande pertinenti che sono state ignorate . Chiediamo che i bambini tornino al primo posto nella classifica del rispetto, non del risparmio.

Siamo un movimento spontaneo non politicizzato e rifiutiamo categoricamente qualsiasi strumentalizzazione politica: questa è una causa civile.”

Nessun passo indietro dal Comune

A nulla è servita anche quest’ultima azione.

L’assessora Cassetta ha dichiarato la protesta dei genitori infondata e dunque si andrà avanti con la “sperimentazione” forzata.

Gli amministratori comunali hanno replicato a questo punto, forse anche un po’ stizziti, che le mense “non sono poi così perfette come dite“.

Secondo il Comune infatti non sarebbero meritevoli di premi e medaglie.

Più volte in sede di consiglio i genitori sono stati definiti come “strumentalizzati” ed “informati male”.

Dal canto loro i genitori rispondono di non aver ricevuto nessun documento ufficiale che spieghi nel dettaglio i benefici agognati.

Questo l’unico materiale avuto come spiegazione:

La protesta continua

Il dibattito sulle mense è dunque ancora del tutto aperto.

E’ stata creata una pagina facebook apposita, Movimento Salviamo le mense scolastiche di Macerata, dove è possibile leggere tutti i dettagli dai diretti interessati.

L’intenzione è quella di non far calare il silenzio sulla vicenda, che è ancora del tutto aperta.

I genitori sostengono ragionevolmente che non è accettabile che una sperimentazione, assolutamente svincolata da comprovate necessità, possa partire senza una documentazione adeguata ed un coinvolgimento reale delle parti interessate.

Resta comunque l’amarezza di non riuscire a far sentire le proprie ragioni, pur essendo parte in causa della sperimentazione che si farà sui propri figli.


Leggi anche: Genitori in rivolta per le mense. “Sono un’eccellenza di Macerata, l’amministrazione scopra le carte”

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