
Sono sempre di più i genitori che chiedono quando dare il cellulare ai bambini e ai ragazzini.
Dare il cellulare ai bambini è una scelta complessa, che va fatta con consapevolezza.
La dott.ssa Silvia Cimarelli, psicologa e psicoterapeuta ci spiega allora come comportarci, dandoci interessanti spunti di riflessione.
Ecco dunque una piccola guida per orientarsi sulla fatidica domanda: quando dare il cellulare ai bambini e ai ragazzini?
Molti genitori chiedono se sia giusto dare ad un bambino un cellulare tutto suo.
I genitori sono alle prese con pesanti richieste dei figli di avere uno smartphone personale a volte già a partire dagli 8-9 anni.
Di fatto i dati ci dicono che molti bambini già a 10 anni (circa il 65%) posseggono uno smartphone personale e questa potrebbe essere di per sé già una risposta.
Molto spesso a questa domanda da parte dei nostri figli seguono infinite rassicurazioni.
“Almeno sarete più sicuri anche voi perché mi potrete chiamare quando volete e saprete sempre dove sono” oppure “lo userò solamente quando sono con i miei amici e per giocarci!”.
Non mancano poi anche toccanti promesse: “studierò di più e m’impegnerò per prendere bei voti” oppure “vi dirò le mie password, potrete controllarmi quando volete, ecc.”
Ce l’hanno tutti
Si arriva talvolta anche fino al ricatto emotivo per eccellenza che fa leva sul senso di colpa.
Il cellulare ce l’hanno tutti gli amici e i compagni di classe, lui o lei sono gli a non averlo e si sentono esclusi, diversi.
Di contro però, lanciando una provocazione, potremmo anche chiederci se il fatto che moltissimi ragazzini di 10 -11 anni abbiano uno smartphone potrebbe invece essere un chiaro segnale che la situazione sia sfuggita di mano a noi adulti.
Diverse ricerche sull’età evolutiva indicano infatti che molte dipendenze tecnologiche si sviluppano proprio a partire da quest’età (talvolta anche prima).
Dare il cellulare ai bambini: perché dire di no
Perché dire di no se la maggior parte dei ragazzini di 10-11 anni hanno un proprio smartphone?
Sappiamo poi che possiamo acquistarlo ai nostri ragazzi con l’accordo di regolamentarne l’utilizzo e controllarli in ogni momento.
Possiamo conoscere le password delle app e dei loro profili social ed esiste il parental control.
Il cellulare inoltre sembra essere diventato uno strumento essenziale per la vita sociale di ogni ragazzo pena l’esclusione dal gruppo dei pari.
Se infine il cellulare offre addirittura dei vantaggi a noi genitori, tanto da permetterci di monitorare i nostri ragazzi in qualsiasi momento e poter intervenire in caso di necessità, perché allora dire di no?
Proprio per tutti i dubbi e le domande che questo tipo di scelta ci pone, è importante allora fermarsi e riflettere su cosa sia opportuno fare.
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Una questione di consapevolezza
Partiamo da un punto fondamentale: le tecnologie e l’uso dei devices non vanno demonizzati di per sé, il loro uso però deve prevedere una certa consapevolezza ed un giusto “allenamento”.
L’utilizzo di smartphone e tablet ci permette di lavorare, di essere in contatto con il mondo, di seguire lezioni, di informarci.
Durante la pandemia poi, abbiamo ampiamente sperimentato come essi possano semplificare e velocizzare molte cose che riguardano la nostra vita quotidiana.
Allo stesso tempo però lo smartphone è anche una porta d’accesso ad un mondo sconfinato che è il Web, potenziale fonte di innumerevoli pericoli ed insidie.
Challenge, sexting, cyberbullismo, dipendenze tecnologiche, hikikomori: sappiamo davvero di cosa si tratta?
Dare il cellulare ai bambini: aprire la porta ad un mondo senza confini
On-line non vi sono confini (e talvolta nemmeno regole) e chi vi accede deve essere in grado di fatto di auto-regolamentarsi.
Come ci insegnano però le neuroscienze questo non è ancora del tutto possibile all’età di 9, 10 o 11 anni proprio per dei limiti insiti nello sviluppo neurologico del preadolescente.
Non a caso infatti sono state previste dagli stessi produttori delle limitazioni di età per l’accesso a molte app o all’iscrizione ai social.
Per la legge essi sono minorenni perciò non ancora del tutto responsabili delle proprie azioni.
I ragazzi di questa età infatti non hanno raggiunto la piena maturazione del pensiero critico.
Il web e le multinazionali che vi operano conoscono bene i preadolescenti (come anche gli adulti) e le logiche che essi seguono sono più improntate al profitto piuttosto che a finalità educative.

Perché allora dare a bambini e ragazzini uno strumento che non sono in grado di gestire?
Avremmo dato una bicicletta senza rotelle a nostro figlio che fino a ieri era solo in grado di usare il triciclo?
O diremmo a nostra figlia neopatentata di fare un giro sul raccordo anulare all’ora di punta?
Per tutto questo molti esperti sono concordi nel ritenere che l’età al di sotto della quale è preferibile non concedere uno smartphone personale sia quella dei 13-14 anni.
Un investimento educativo
Risulta quindi necessario un investimento educativo da parte delle figure genitoriali.
I genitori devono assumersi la responsabilità di accompagnare il ragazzo nel percorso di esplorazione del mondo dell’on-line.
L’adulto deve essere in grado di riconoscere i bisogni evolutivi del ragazzo, come in questo caso il bisogno di esplorazione anche del mondo web.
Allo stesso tempo deve fornirgli la possibilità di sperimentarsi in modo sicuro (supportando l’esplorazione e non limitandola) attraverso un percorso che lo accompagni ad una sana autonomia.
Affinché questo avvenga è importante definire chiaramente quale sia il territorio da esplorare, attraverso delle regole e dei limiti chiari e condivisi (ad esempio è utile formulare un vero e proprio patto).
Cosa deve chiedersi un genitore prima di dare il cellulare ai bambini e ai ragazzini
È importante che il genitore si chieda inoltre:
- Sono consapevole di quali pericoli possano trovarsi nel mondo on-line?
- Conosco i rischi connessi con un uso eccessivo delle tecnologie? So riconoscerli?
- So quali sono i giochi o le app che solitamente sono usate dai ragazzi?
- Sono capace di essere coerente rispetto alle indicazioni/limitazioni che do a mio figlio e di dare il buon esempio?
Per tutti i genitori molto spesso risulta molto difficile dire dei no, soprattutto a qualcosa che potrebbe esporre il proprio figlio all’isolamento o all’esclusione sociale.
Ma sappiamo bene che essere iscritti a tanti gruppi whatsapp o avere molte persone che ci seguono su Istagram non è sinonimo di successo sociale.
Sempre più spesso però l’adulto che dovrebbe essere l’educatore ed il regolatore della vita on line dei ragazzi, abdica a questo ruolo.
Sappiamo bene che è sempre difficile fare la parte dei cattivi!
Di fatto però questo rende sempre più fragile e vacante la funzione educativa all’interno di un fenomeno che sta invece diventando sempre più problematico e pervasivo.
Ma ormai tutti fanno così, sembra quindi che sia normale non farci più caso.
L’importanza di dire no
In questa situazione dire dei no appare quasi impossibile ma in realtà è ciò che sarebbe fondamentale recuperare.
Il no di un genitore è un segnale di forte attenzione nei confronti del proprio figlio.
Dico di no ad una tua richiesta perché ho valutato attentamente ciò che è bene per te ed in questo momento ho considerato che non farei il tuo interesse a dirti di sì.
Solo se l’adulto è in grado di contrattare con il preadolescente in questo terreno, negoziare e a volte se necessario dire dei no, potrà effettivamente diventare una figura educativa autorevole e affidabile.
In questo modo il genitore sarà in grado di favorire il necessario passaggio dal cosiddetto principio di piacere tipico dei bambini (faccio tutto ciò che mi piace ed evito ciò che mi far star male) al principio di realtà che struttura invece la vita psichica degli adulti.
Tale passaggio è fondamentale in quanto implica un’acquisizione necessaria per la vita adulta ovvero la tolleranza alla frustrazione (non sempre posso fare ciò che mi piace!).
Tutto ciò è possibile ma è necessario un pensiero forte da parte dell’adulto.
Fondamentale poi una stretta alleanza/collaborazione all’interno della comunità educante che ha il compito di creare la cornice di riferimento entro cui cresceranno i nostri ragazzi.
Sarebbe quindi molto utile condividere con altri genitori amici le proprie scelte educative, anche in tema digitale.
Dott.ssa Silvia Cimarelli, psicologa psicoterapeuta
San Severino Marche (Mc)
Su facebook Dott.ssa Silvia Cimarelli Psicologa/Psicoterapeuta
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